Io non c’ero
Non c’ero perché credo nella famiglia, non c’ero non per pigrizia, visto che sono di Roma, non c’ero per scelta. Ho scelto di schierarmi dalla parte della famiglia, non quella che sventola bandiere e crocifissi, quella senza politica e senza imposizioni.
Ho scelto di non partecipare, ma nulla mi ha vietato di ascoltare. Ascoltare inutili chiacchiere e prolissiche definizioni su cosa sia o cosa non sia una famiglia, definizioni che provengono da un credo o di una politica cerca voti, contorte precisazioni derivate forse più dalla paura che dal libero pensiero.
Ho visto un papa che sceglie di far parlare un morto, Giovanni Paolo II, forse perché crede che il suo messaggio venga ascoltato di più, ho visto entrare politici con torte di matrimonio, ho sentito discorsi dai congiuntivi fantasiosi e dai contenuti ancor più originali.
Politici conviventi o divorziati che inneggiano alla sacralità del matrimonio…sacralità. Questa la parola maggiormente adoperata, insieme a laico, sacro e laico ecco, se dovessi fare un sunto di questa giornata queste sono le parole più utilizzate.
Ho ascoltato il cantante dei piccioni che inneggiava ai bambini nati nel matrimonio che devono avere dei poteri speciali perché sembrano diversi da quelli nati dalle convivenze.
Ho visto nei giorni scorsi 17enni che scrivevano “Dico no”, ho visto famiglie che sventolavano più figli che bandiere, ma ho visto anche finti politici laici che elemosinavano voti e attenzione per enfatizzare la lotta dei loro partiti.
Il circo delle famiglie è sceso in piazza, un colorito carrozzone con balli, suoni e chiacchiere…tante, troppe chiacchiere! La Chiesa saggiamente impone a chi non sa come vivere la propria vita le regole più giuste, ecco la vera piaga: l’indecisione, la paura.
Mi dispiace, mi dispiace perché a me rimane la libertà, la libertà di poter un giorno se vorrò, dire in chiesa come al comune, delle promesse di vita insieme davanti a chi amo e con chi amo. Mi spiace perché sembra veramente che nessuno voglia capire, nessuno voglia comprendere che alla fine di tutto quello che conta non è un pezzo di carta che dica come dobbiamo vivere ma conta come vogliamo vivere. Mi spiace perché se io, convivente di una coppia etero, devo quasi ogni giorno rispondere a domande tipo: Perché convivi?
Posso solo immaginare cosa debba sopportare un gay, a quante domande ridicole deve rispondere ogni santo giorno! E se la domanda fosse: perché ti sposi?
Qualcuno risponda a questo, perché se è vero che ci son coppie effettivamente credenti, è assai vero che ci son coppie che si sposano in Chiesa anche se non vi entrano dalla cresima, persone che sperano più nel regalo che nella sacralità! E allora eccola qui la vostra sacralità regali, vestiti costosi un viaggio forse l’unico che faranno, una cena costosissima e una torta dozzinale, questo è il matrimonio, che però è precluso magari a chi veramente ci crede e lo fa per amore. Amore, sapete cosa significa amare, voi preti che non lo dovreste conoscere, sapete cosa significa avere la voglia di vivere insieme a qualcuno? Io ho scelto la convivenza non perché tra un mese o un anno mi sposo e sto testando se funziona, io non vi credo. Ed è colpa vostra, a catechismo mi dicevate di crede all’amore e io lo sto facendo e ora vi state rimangiando tutto!! Chi è l’ipocrita tra noi?
1 commento:
Finalmente un pensiero sensato al riguardo...complimenti..
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