Tra “figli di” e contratti a progetto
Inutile continuare a riflettere e a capire la verità è che siamo poveri e non lo sappiamo e continuiamo a credere di non esserlo…niente di peggio. E la ricerca del lavoro è snervante e inconcludente, almeno dal punto di vista del contratto, ma qualcuno ce l’ha fatto, qualcuno guadagna e ha un ottimo contratto…sono i “figli di”, moderni prestanomi che cominciano le loro carriere dall’alto…per rimanere in alto. Sono: “Chiara figlia di Cesare. Alessandro figlio di Luciano. Davide figlio di Marcello. Ma prima ancora Francesca figlia di Calisto. Andrea figlio di Sergio. Riccardo figlio di Gianmarco. Giuseppe figlio di Ciriaco... “
E mentre noi cerchiamo di sopravvivere con miseri contratti e ancor più miseri stipendi i “figli di” si chiedono come sia possibile che ci siano persone che non riescono ad arrivare alla fine del mese, il problema è talmente evidente che, per la seconda volta, lo si analizza per scoprire l’ovvia realtà.
Ci dicono che pensiamo solo al lavoro, che siamo insicuri e che non sappiamo staccarci dalle famiglie, mentre loro possono, possono andare a vivere con le loro veline sgangherate, possono comprare un' auto, non certo una monovolume, senza piccole e comode rate da 100, 20 euro al mese, per un complessivo di 7 anni, in cui potrai riscattare la tua piccola, quanto ormai vecchia, fidata amica. Figli cresciuti nel mercato dei padri, incapaci di fare altrimenti, ora vittime del sistema paterno, per cui non è colpa del padre Lippi, se il figlio fa il pr dei calciatori, e non è colpa del figlio di Lippi se il padre fa l’allenatore…
E si va di categoria in categoria, giornalisti, avvocati, notai, medici…fino all’operaio e all’artigiano, infondo non è colpa loro…
Ma quello che non conoscono è il vero senso di colpa, quella sensazione che ti porti dietro dal mattino, fino alla sera, che, fedele compagna, sta con te in casa, mentre ti guardi intorno nella tua stanza…ma sono vittime…devo pensarla così perché provo un irrefrenabile senso di insana quanto innaturale aggressività.
E mentre noi cerchiamo di sopravvivere con miseri contratti e ancor più miseri stipendi i “figli di” si chiedono come sia possibile che ci siano persone che non riescono ad arrivare alla fine del mese, il problema è talmente evidente che, per la seconda volta, lo si analizza per scoprire l’ovvia realtà.
Ci dicono che pensiamo solo al lavoro, che siamo insicuri e che non sappiamo staccarci dalle famiglie, mentre loro possono, possono andare a vivere con le loro veline sgangherate, possono comprare un' auto, non certo una monovolume, senza piccole e comode rate da 100, 20 euro al mese, per un complessivo di 7 anni, in cui potrai riscattare la tua piccola, quanto ormai vecchia, fidata amica. Figli cresciuti nel mercato dei padri, incapaci di fare altrimenti, ora vittime del sistema paterno, per cui non è colpa del padre Lippi, se il figlio fa il pr dei calciatori, e non è colpa del figlio di Lippi se il padre fa l’allenatore…
E si va di categoria in categoria, giornalisti, avvocati, notai, medici…fino all’operaio e all’artigiano, infondo non è colpa loro…
Ma quello che non conoscono è il vero senso di colpa, quella sensazione che ti porti dietro dal mattino, fino alla sera, che, fedele compagna, sta con te in casa, mentre ti guardi intorno nella tua stanza…ma sono vittime…devo pensarla così perché provo un irrefrenabile senso di insana quanto innaturale aggressività.
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